IL DILEMMA DEL DOT NET

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Non molto tempo fa - solo 8 anni, nel momento in cui scrivo queste righe - ebbi modo di scoprire Visual Basic, versione 3.0, appena uscito. A quel tempo non ero un programmatore particolarmente esperto, avevo solo fatto semplici cose con il precedente Microsoft BASIC e con Turbo C++ (ai tempi in cui il mio sistema operativo era l'MS-DOS 2). Ma nel momento in cui incappai in Visual Basic 3.0 capii che avevo trovato il mio linguaggio di programmazione.

Era magìa; non esiste un altro termine per descrivere la genialità di VB. Era possibile partire dal nulla e creare "vere" applicazioni per Windows, in un modo facile e rapido, sino ad allora impossibile da pensare. G razie a questo linguaggio comune, gli "hobbysti" e i "professionisti" si trovavano uniti in una sola categoria.

Ho creato il mio sito Visual Basic Thuder proprio in omaggio a quello che io ho considerato per lungo tempo il miglior linguaggio di programmazione che sia mai stato scritto. Lentamente, man mano che VB cresceva a fatica attraverso le versioni 4.0, 5.0 e 6.0, cresceva in parallelo il mio entusiasmo. Aveva i suoi punti deboli e i suoi limiti, ovviamente, ai quali si poteva ovviare con maggiori o minori difficoltà, ma VB lo sentivo mio e innumerevoli altri entusiasti di VB condividevano questa sensazione. Visual Basic era, ed è tuttora, il linguaggio di programmazione più diffuso nel mondo. E non c'è da meraviglisarsene: anche ai tempi di VB 6, stavamo tutti ancora scoprendo cose nuove che si potevano fare con VB.

Non sapevamo - ma avremmo dovuto immaginare - che anche Visual Basic non sarebbe durato per sempre. Le voci di un "VB 7" nacquero subito dopo l'uscita di VB 6. Per mesi se ne parlò in discussioni, siti web, gruppi. A quel tempo ero preso da altre cose, ma continuai a tenere d'occhio lo sviluppo degli eventi. Seppi di .NET, ma non reagii in alcun modo. Non è che la cosa mi lasciasse indifferente, dopo tutto sapevo che importanti modifiche al linguaggio erano in corso. Decisi di rimanere in disparte, una voce in più non avrebbe rimesso Visual Basic sul suo giusto cammino.

Sia chiaro, io non sono contrartio a VB.NET. VB.NET non è altro che un linguaggio, non è Visual Basic, ma non è disprezzabile in sé. Ciò che non mi va è che a causa di VB.NET io debba perdere Visual Basic. E' vero, non ho mai scritto una linea di codice nei linguaggi .NET e di conseguenza non ho alcuna autorità in materia, ma mi basta ciò che ho letto a riguardo: il linguaggio cambia, ci sono miglioramenti e peggioramenti, l'ambiente di lavoro non è lo stesso.

Questi cambiamenti sono già stati descritti molte volte e non è il caso di ripeterli qui, ma le mie sensazioni sono le stesse di molti altri: la distruzione è completa, si è creata una divaricazione che non sarà facilmente colmata, almeno nel mio caso. Questo evolversi delle cose mi disturba e segnala un cambiamento di direzione che io non intraprenderò. C'è poco da discutere: coloro che hanno "investito" in Visual Basic si trovano improvvisamente colpiti alle spalle, e l'arma che li colpisce porta il marchio Microsoft .NET.

Ho una versione di Visual Studio.NET sulla mia scrivania. E' lì da mesi. Non so se mai la installerò, ma posso dire con assoluta certezza che non userò mai .NET per lavori seri di programmazione. E' ovvio: dovrei riscrivere da capo quasi ogni linea di codice che ho scritto in questi otto anni. E poi: quando avrò accumulato due o tre anni di lavoro con .NET, chi mi dice che .NET esisterà ancora?

Concludendo: uso ancora VB6, come fanno molte altre persone. Lo uso perché mi piace e perché mi consente di creare dei programmi senza costringerm ad imparare un nuovo linguaggio. Mi piacerebbe potere continuare a scrivere codice in VB con la benedizione di Microsoft, ma credo che chiedere questo sia chiedere troppo. Sono certo che VB6 ha ancora davanti a sé pochi anni di vita, buoni ma pochi, senza più il supporto di Microsoft. Fortunatamente, questo significa che io ho ancora tempo più che sufficiente per imparare Java.


Riferimenti

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Sito Internet: http://www.vbthunder.com

Traduzione italiana a cura di Pierluigi Farri